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       Ecomuseo

 

 

 

 

PRESENTAZIONE DELL’ECOMUSEO DELLA VIA SALUTARIA

Alcuni dei migliori musei che conosco non portano il nome di ecomuseo. Non bisogna lasciarsi ossessionare dalla parola.-H. De Varine-

 L’ecomuseo è un progetto sociale,un’azione portata avanti da una comunità per il suo sviluppo,non può essere quindi un progetto calato dall’alto.

Se la comunità non si interessa del suo ecomuseo,a differenza di quanto può avvenire per un museo ordinario,fondato precipuamente per il turista,questo sparisce o diviene appunto un museo ordinario.

L’obiettivo quindi non può essere il turismo. Esso lo può diventare dopo che la comunità ha fatto suo il progetto,è matura per deciderlo e comunque tale turismo sarà sempre “dolce”.

 E lo sviluppo di cui si parla cos’è?

Tale parola è spesso abusata:significa aumento del fatturato e quindi del PIL oppure vuol dire benessere per gli abitanti? Le due cose coincidono solo sui libri di economia e nelle menti dei sacerdoti del liberismo senza regole. Il benessere che il progetto ecomuseale vuole raggiungere prende in considerazione non solo le categorie economiche di questo termine,ma anche quelle che portano alla crescita della cultura locale,riattivando le relazioni solidali attorno alla identità,alla diversità(v. Biodiversità) e all’orgoglio di vivere in quei luoghi ed oggi questa può essere l’ancora di salvezza di fronte alla crisi globale che stiamo attraversando.

 L’intero patrimonio culturale,sia esso materiale che immateriale,anzi quest’ultimo composto da memoria,saperi e manualità è forse il più caro a noi perché sempre bistrattato e poco considerato rispetto al primo, diventa la risorsa del territorio,diventa progetto territoriale collettivo e condiviso dalla popolazione che lo fissa in una Mappa di Comunità.

 Sia chiaro che il nostro sentire non è legato alla nostalgia di quello che fu,dello stavamo meglio quando stavamo peggio,non è passatismo o archeologia antropologica. Nessuna tradizione esiste da sempre,Consuetudine e innovazione si sono sempre intrecciate e sono alla base della nostra diversità e ricchezza culturale.

L’ecomuseo deve cercare di legare il passato e la memoria con nuove opportunità,rispettose del senso dei luoghi e del patrimonio locale,e trasformare la nostra passione e quella dei migliori giovani con le radici ancora salde,in un lavoro che consenta loro di vivere e lavorare in questi nostri luoghi,senza abbandonarli.

Per come fare in concreto basta volgere lo sguardo alle migliori realtà italiane alle quali ci onoriamo di appartenere attraverso la rete ecomuseale italiana di Mondi locali:vera e propria comunità di pratiche virtuose.

Non ci nascondiamo le difficoltà: sarà un percorso lungo e complicato. Ma un percorso importante per la rinascita di un tessuto sociale,quello dei luoghi marginali di montagna specialmente che possono diventare un faro per quelli più a valle preda di una omologazione perdente all’insegna delle grandi catene distributive.

 La Regione Marche ha emanato la LEGGE REGIONALE 09 febbraio 2010, n. 4 “Norme in materia di beni e attività culturali”dove all’art.2f,riguardo alla valorizzazione dei bb.cc. dichiara tra l’altro di favorire in particolare la promozione degli ecomusei e di questo ci rallegriamo. Ora pensiamo che l’attuazione di questo assunto non possa che avvenire attraverso uno strumento legislativo ad hoc. Invitiamo pertanto l’Assessore Marcolini a farsi portatore di una legge regionale sugli ecomusei così come tante regioni italiane hanno fatto. Noi forniremo,tutto il nostro supporto e le competenze in materia,quelle dettate dall’altruismo e dalla volontarismo nei fatti. La nostra presenza oggi ne è la testimonianza.